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True stories 5 - Il servizio fotografico al ragazzo in carrozzella – parte 1


di bisexfotografo
20.07.2021    |    486    |    0 9.2
"Mentre lo aiuto a sedersi mi abbasso con lui per aiutarlo e sento il calore delle sue labbra a pochi millimetri dal mio viso..."
Un pomeriggio della scorsa primavera capita da me in studio una donna molto ben messa e vestita splendidamente sulla cinquantina.
Mi chiede informazioni sulla possibilità di realizzare dei servizi fotografici di ritratto a un familiare e, soprattutto, mi chiede se è possibile fare il servizio non nel mio studio ma presso la sua abitazione.
Rispondo che non è un problema ma che le costerà un po' di più per via del fatto che dovrò chiudere lo studio per un’intera giornata e che forse dovrò farmi assistere da un collega. La donna mi dice che non è un problema il costo maggiorata e mi spiega che dovrò fare un servizio fotografico al figlio venticinquenne che da circa 5 anni è costretto su una sedia a rotelle per via di un brutto incidente in moto dal quale non si è più ripreso completamente.

Comprendo la situazione o, almeno, così credo e una volta concordato costi e giorno per realizzare il tutto ci salutiamo con una calorosa stretta di mano dandoci appuntamento di li a pochi giorni.
La mattina concordata per il servizio fotografico mi reco all’indirizzo della signora e giunto al portone il portiere, che evidentemente era stato avvisato del mio arrivo, mi indica l’ascensore e mi apre la porta facendomi entrare senza dover poggiare a terra i borsoni con l’attrezzatura fotografica. Giunto al pianto trovo la signora ad attendermi sull’uscio e dopo i saluti di rito mi introduce nel bellissimo appartamento di fine ottocento arredato da far invidia alle dimore dei principi delle fiabe.

La donna di invita a fare un giro per i diversi ambienti della dimora per poter scegliere la stanza con le migliori condizioni di luce dove realizzare le foto. Le faccio presente che vorrei prima conoscere il figlio e chiacchierare un po' con lui giusto per entrare un po' in confidenza e conoscere i suoi gusti e i suoi desideri.
Mentre sono in salotto ad attendere alle mie spalle si apre una porta e fa il suo ingresso Giovanni; un bellissimo giovane che nonostante sia in quella condizione fa capire bene quanto fosse fisicamente ben fatto e per nulla appesantito dagli anni trascorsi “seduto”.
Iniziamo a chiacchierare e tra una frase e l’altra scendiamo più nel personale. Spontaneamente mi racconta dell’incidente e di come sia stata stravolta la sua vita. Ha ben compreso di essere stato un gran cretino (lo dice lui stesso) per la cazzata che lo ha portato a fare l’incidente che lo ha ridotto in quelle condizioni.
Parliamo un po' di tutto; il clima si distende e facciamo anche battute sugli affari di cuore al punto che la madre per non metterlo in imbarazzo ci lascia soli. A quel punto Giovanni si fa più disinvolto e il discorso diventa anche più intimo tanto che mi permetto di fagli una battuta su quante “fighette” avrà sedotto e quante ne avrà lasciato a “boccasciutta”.
A quel punto Giovanni mi lascia interdetto rispondendomi che più che fighette ha lasciato a “boccasciutta” tanti pisellini.
Fingo di nulla e continuo a chiacchierare ma quelle parole incomincia a rodermi dentro. Voglio capire meglio.

Per rompere l’imbarazzo chiedo a Giovanni come vorrebbe essere fotografo e in quale degli ambienti di casa sua. Mi fa cenno di seguirlo e mi porta nella sua stanza; una sorta di appartamento nell’appartamento con bagno in camera, disimpegno, salottino e camera da letto vera e propria arredato in maniera splendida.
Dice che vuole essere fotografo li in quella che è oggi la sua prigione dorata. Per me va bene, la luce è bella e c’è spezio per muoversi così recupero i borsoni dell’attrezzatura e inizio a montare il tutto. Stativi, ombrelli, flash, accumulatori, pannelli, etc.
Nel frattempo gli chiedo anche se ha preferenze di abbigliamento e mi dice che vuole essere ritratto in maniera da dimostrare di non essere un povero andicappato e si ritira in bagno. Non capisco ma annuisco.

Mentre attendo ho già finito di sistemare il tutto e dopo un po' Giovanni esce dal bagno sulla sedia abbigliato in maniera abbastanza fresca come fossimo in estate con pantaloni larghi legati in vita, camicia di lino bianco con maniche arrotolate e qualche bottone aperto che lasci vedere bene il petto.
Lo guido nell’angolo che avevo prescelto per iniziare a scattare e lo invito a rilassarsi; gli dico che non ha nulla da dimostrare. Lui prende a parlare di quando faceva stragi di “buchini” e di come “tutti” volessero essere suoi ospiti almeno per una notte. Non capisco dove vuole andare a parare e fattomi più intraprendente gli chiedo come mai utilizzi il maschile parlando delle sue conquiste.
Finge di non dar peso alla mia domanda e mi chiede di cambiare posizione. Vuole essere ripreso seduto in poltrona. Così lo aiuto ad alzarsi e facendogli da appoggio ci dirigiamo verso la sua poltrona preferita. Mentre è alzato si sbottona ancora un po' la camicia, dal suo petto si diffonde un profumo fantastico. Mi sento inebriato.

Mentre lo aiuto a sedersi mi abbasso con lui per aiutarlo e sento il calore delle sue labbra a pochi millimetri dal mio viso. “Distrattamente” mi soffia sul collo. La testa mi gira. Le gambe mi sembra stiano per non reggermi più.
Mi allontano da lui e, con fare professionale, cerco un’inquadratura ottimale per quelle nuova situazione. Lui aprendosi la camicia ne mette i lembi risvoltati all’interno così mi avvicino per aprirli verso l’esterno. Quando gli sono vicino mi raggela il sangue dicendo: “guarda che anche se sono sulla sedia a rotelle ho voglia di scopare, non sono impotente”; a quelle parole fa seguito un gesto più che eloquente: con la mano destra evidenzia il gonfiore del pacco che pare essere di buone dimensioni.
Lo guardo con intensità e mentre lo fisso negli occhi lui mi carezza tra le gange dicendomi che ha una voglia matta di godere. Non riesco a credere a ciò che sento e gli dico che bello come è non avrebbe nessuna difficoltà a trovare una ragazza per divertirsi.
Di rimando mi dice che a lui delle donne non gli frega nulla. La sua passione sono sempre stati gli uomini adulti. Sentendo quelle parole credo quasi di svenire. Mi prende per un braccio e mi tira a se portandosi la mia mano sul petto. Ha la pelle come il velluto, sento il suo cuore che batte sotto le mie dita e noto che il suo gonfiore tra le gambe è cresciuto tanto da risultare ben visibile sotto al pantalone.

Gli carezzo la testa passandogli le dita tra i capelli e mi avvicino sempre più a lui. Giovanni, sempre da seduto, mi si stringe forte e poggia il viso all’altezza del mio inguine spingendo forte sul mio sesso oramai duro da far male. Continuo a carezzagli i capelli e lui a strofinarsi sul mio pantalone. L’atmosfera è incandescente.
Tra me e me penso che mi piacerebbe da morire far l’amore con quel ragazzo meraviglioso dai lineamenti mediterranei e al tempo stesso delicati. Immagino, però, che non sarà facile viste le sue condizioni. Non ha più l’uso delle gambe.
Mentre penso tutte queste cose Giovanni mi tira a se e mi inginocchio davanti a lui che prende a baciarmi sul collo. Impazzisco di piacere. Ricambio i baci e mentre siamo così stretti l’uno all’altro gli sbottono la camicia e mi stacco un po' da lui per ammirargli il petto che pare scolpito nel marmo. Mi abbasso e con fermezza prendo a succhiargli un capezzolo: sento che ansima.

Mi fa alzare; mi abbassa la zip ficcando dentro una mano per tirar fuori il mio sesso oramai grondante umori che Giovanni raccoglie sulla punta delle dita e porta alla bocca gustandone ogni goccia. Mentre assapora i miei umori sembra essere in estasi. Ha il viso sognante, arrossato, arrapato. Lo sono anch’io!
Mi tira fuori il cazzo dai boxer e vi si struscia il viso cospargendosi i miei umori su tutta la faccia e raccogliendo gli ultimi con la punta della lingua. Lo prego di fermarsi perché non voglio venirgli addosso; mi risponde che lui vuole che gli venga dentro. Impazzisco.

Con un movimento incredibile si lascia cadere sul letto e inizia a sfilarsi pantaloni e boxer rimanendo nudo sul letto. E’ Bellissimo! Un po' di pelo nei punti giusti; un pacco dalle proporzioni perfette che gronda umori come un rubinetto semi aperto. Mi abbasso su di lui e ne assaporo l’afrore di maschio. Il suo odore mi fa perdere le ultime inibizioni. Gli prendo in bocca il cazzo e lo succhio senza mai toccarlo con le mani solo di bocca, lingua e guance. Di li a poco ha le contrazioni che precedono l’orgasmo. Continuo sino a berne tutto il succo fino a lasciarlo ripulito e totalmente rilassato sul ventre tra i ciuffi neri del pelo del pube.

Dopo qualche minuto mi prega di venirgli dentro e mi invita a farlo prendendolo così come è, supino mettendo le sue gambe sul collo perché vuole guardarmi in viso quando gli riverso dentro la pancia il frutto del mio amore. Salgo in ginocchio sul letto e mettendomi tra le sue gambe inizio a lavorargli il fiorellino con la lingua. Ha un sapore bellissimo e in poco tempo è già ben rilassato tanto che la lingua gli scivola dentro senza fatica. Passo a giocarci con le dita bagnate della mia saliva finché mi supplica di possederlo.

Gli sollevo le gambe; me le porto al collo; lo guardo negli occhi che mi supplicano di dargli tutto l’amore che posso. Così faccio.
Gli scivolo dentro fino a sentire il suo pelo contro il mio; per un attimo rimango fermo con il mio sesso dentro le sue viscere calde e vogliose di godere. Poi inizio lentamente a muovermi in un entra ed esci che ci fa perdere ogni riferimento con la realtà.
Quando sento di essere sul punto di venire accelero un po' il ritmo ma sempre con delicatezza e nel giro di pochi affondi gli riverso in corpo tutto il mio seme. Giovanni ansima; sta godendo analmente. Mi chiede di non smettere e di non uscire dal suo ventre finché ogni più piccola goccia del mio sperma non gli si sarà riversata in corpo.

Così faccio e lascio che sia il mio sesso, tornando a riposo, si sfili dal suo corpo da solo.

A quel punto mi distendo su di lui e ci baciamo lasciando che le nostre lingue si intreccino in una folle danza d’amore.

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